lunedì 28 dicembre 2009

Buon 2010

Capodanno Jamboree a Senigallia a ritmo di rock and roll


Rock and roll a inizio anno, rock and roll tutto l’anno. Appassionati di anni ’40 e ’50, fanatici dello swing, adoratori di Elvis, qual è il modo migliore in cui potreste trascorrere la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo? È con il “New Year’s Eve Jamboree”! Nella notte del 31 dicembre 2009, la Rotonda a Mare di Senigallia si riaccende, magnifica come sempre, per accogliere una eccezionale festa di fine anno a ritmo di rock and roll. Musica dal vivo, dj set, ospiti internazionali, ballo e divertimento. Una vera novità nel panorama degli appuntamenti di fine anno che farà la gioia di tutti gli appassionati di rock and roll, perché chi balla rock il primo dell’anno balla rock tutto l’anno! È il capodanno dei sogni per rocker e pin up che potranno tirare fuori il loro miglior vestito, una sistemata al ciuffo, al rossetto e via sulla pista a ritmo di rhythm & blues, jive, doo wop, rockabilly, western swing per tutta la lunga notte del 31 dicembre 2009 fino alla mezzanotte per un indimenticabile bacio come un rock. Il Capodanno in Jamboree inaugura idealmente la IV edizione del “Winter Jamboree”, Festival invernale di musica e cultura dell’America degli anni ’40 e ’50 è ideata dall’associazione “Summer Jamboree” (diretta da Angelo Di Liberto, Andrea Celidoni e Alessandro Piccinini) e sostenuta dal Comune di Senigallia. Il cartellone invernale di appuntamenti accompagnerà anche nel 2010 gli amanti della baldoria, con concerti live, djs set, stage di ballo quest’anno anche per bambini e approfondimenti sulla musica e la cultura anni ’40 e ‘50 fino al 10 luglio 2010. La marcia di avvicinamento al grande Festival internazionale estivo “Summer Jamboree” inizia il 31 e prosegue con un sabato al mese di musica e ballo: il 23 gennaio, 13 febbraio, il 13 marzo, data da confermare ad aprile, 8 maggio, 5 giugno, 10 luglio. Tra gli ospiti internazionali che accenderanno la sala della Rotonda con scatenati Jump, Blues, Boogie, Jive, early R&B e Rock’n'Roll dal vivo ci sono Mark Tortorici (Los Angeles – USA) & The Jacknives (ITA) il 13 febbraio, Mitch Woods (San Francisco – USA) & The Red Wagons (ITA) ad aprile. Non mancheranno i richiestissimi e divertenti stage di balli in stile dal Balboa al Jive, dallo Shim Sham e Bop. Novità di questa edizione è lo Stage di Jive per bambini 6/12 anni. Inizio alle 21.30.Ma cosa succede il 31 dicembre alla Rotonda, nel primo grande appuntamento del Winter Jamboree, IV edizione? Dalle 00.30, due djs si alterneranno alla consolle dell’ultimo dell’anno: gli espertissimi Voodoo Doll (UK) e JC (FRA) che sceglieranno di far girare tutta la musica ballabile degli anni d’oro del rock and roll per accontentare tutti ma proprio tutti i gusti. A proposito di ballo, immancabile l’esibizione “High Time Dance Show”. Il momento dello spettacolo di ballo propone quattro set con straordinarie esibizioni in stile: Balboa, Tap Dance, Lindy Hop. Cinque ballerini professionisti e campioni di specialità a livello internazionale si lanceranno in combinazioni diverse, mischiandosi anche come formazione per intrattenere i presenti e dare il via alla notte di balli scatenati. Loro sono Enrico e Francesca (ITA), Robert e Claire (UK) e Enrico e Manuel (ITA). Tra di loro ci sono anche i docenti dei corsi invernali di ballo in stile che l’associazione Summer Jamboree propone da diverso tempo, corsi frequentatissimi da appassionati che tutte le settimane si ritrovano nella sala del Centro sociale Le saline di Senigallia per imparare i passi e le linee da seguire nei vari balli. Sarà per loro una vera grande occasione di mettersi alla prova e sfoggiare quanto imparato, oltre che soprattutto per divertirsi. Potranno ballare su musica da dj set e su musica da vivo! Dal vivo, i microfoni e gli amplificatori si accenderanno sulle vibrazioni rock e swing e R&B e doo wop di Smoky Joe Combo (FR) e Ballroom Kings (ITA). Torna a Senigallia lo swingante gruppo che ha tenuto alta l’adrenalina del dopofestival il 21 agosto scorso al “Summer Jamboree”, il giorno della strepitosa “Rock and Roll All Stars”, esibizione in esclusiva mondiale di dieci leggende che hanno davvero scritto la storia del rock and roll anni Cinquanta, prodotti dalla Sun Records, compagni di Elvis, Perkins, Lee Lewis. Gli Smoky Joe Combo (FRA) avevano un difficile compito e l’hanno portato a termine egregiamente, suonando a testa alta nella notte dell’evento che più di tutti caratterizzava la decima edizione del Festival. Per questo tornano gli Smoky Joe Combo. La formazione base è composta da David Costa Coelho alla voce scat e alla chitarra, Remi Saboul alla chitarra elettrica, acustica, lapsteel e cori, Philippe Cauchi Pomponi al piano, Martin Jaussan al contrabbasso.Possono presentarsi anche in settetto o ottetto con l’aggiunta di Dominique Rieux alla tromba, bugle e arrangiamenti, Pascal Pezot al sax e accordeon, Thomas Doméné alla batteria e se in ottetto anche con Rémi Vidal al trombone. La critica li definisce “solidi swing man francesi”, ricordando quanta tradizione di piccole swing-band ci sia anche in Francia dagli anni Trenta e nominando miti come Django Reinhardt, Michel Warlop o Gus Viseur, a cui bastava una chitarra e un quattro tempi gipsy. Insomma alle spalle gli Smoky Joe hanno davvero basi notevoli e si sente nella pulsazione che fa muovere il corpo quando suonano. Non è un caso che il loro ultimo disco uscito nel 2008 si intitoli “Swing Brother Swing”, con magnifici pezzi standard di una volta, cantati o suonati da gente come Clarence Williams o Billie Holiday, Wingy Manones. L’album contiene cover tra le quali I Like To Riff di Nat King Cole, poco recuperata nella musica odierna. Tutto l’album è altamente ballabile e riesce a creare le atmosfere delle sale da ballo degli anni Trenta e Quaranta. L’altra band che farà scatenare gli appassionati il 31 dicembre per il New Year’s Eve in Jamboree è quella tutta italiana dei Ballroom Kings. La loro musica spazia dal rhythm’ blues al boogie al doo wop ed è la stessa che si suonava nelle grandi sale da ballo degli anni 50 (le ballrooms appunto). Il progetto si propone infatti di rievocare le stesse sonorità di quegli anni (stesso abbigliamento in smoking nero con cravatte continentali) e di far riscoprire i relativi balli. Una fantastica occasione per gli amanti di jive, lindy hop, boogie, balboa e di tutte le altre specialità anni ’40 e ’50, che possono lanciarsi in balli scatenati. Compresi i nuovi corsisti, quelli che stanno seguendo le lezioni di ballo invernali del Summer Jamboree, in corso da 2 ottobre al centro sociale Le Saline di Senigallia. La passione per il ballo in stile sta crescendo di anno in anno e, visto l’interesse, l’associazione Summer Jamboree sta proponendo occasioni su occasioni sia durante il Festival estivo che durante il resto dell’anno.La formazione attuale dei Ballroom Kings è composta da Massimo Rocca voce, Ylenia Mannisi voce, Vincenzo Puleo piano e cori, Alfonso Vella sax baritono e cori, Carmelo Sacco sax tenore e Michele mazzola sax contralto, Marco Gioè alla chitarra, Luca Ciriacono contrabbasso e cori, Giovanni Ziino batteria. Seppur nati nel gennaio del 2009, the Ballroom Kings rappresentano una delle realtà più importanti nel panorama europeo di gruppi musicali in puro stile anni ‘50. La band è formata da musicisti, molti dei quali hanno direttamente partecipato alla nascita del rock and roll in Sicilia 20 anni fa. Massimo Rocca, componente dal 1991 al 1997 dei Silver Trio, famosa band vocale catanese di jive e doo-wop con diverse partecipazioni anche televisive tra cui il Maurizio Costanzo Show, è una delle voci del gruppo. Dal 1998 è leader della band di rockabilly Dale Rocka and the Volcanos. Negli ultimi 10 anni ha suonato in quasi tutti i festival più importanti d’Europa tra cui lo stesso Summer Jamboree nel 2000, ma anche Hot Boppin New Year’s Eve 1999 (Parigi, Francia), Let’s get wild (Stoccarda, Germania), Rockabilly party 2001 (Bologna), High Rockabilly 2001 (Barcellona), Hembsy International RnR Wekender 2001 (Northfolk, Inghilterra), Miwaukee Confidential 2002 (Milano), Roackabilly Rave 2004 (Cambersand Inghilterra) e Rockin around Turnhut (Belgio). Luca Ciriacono, crazy slap man (contrabbasso) e Giovanni Ziino batterista dai suoni tipici della Sun Records alla Jimmy Van Eaton, provenienti anche essi dalla band Dale Rocka, sono altri due veterani del rock and roll in Sicilia. Il piano è affidato alle mani di Vincenzo Puleo, creatore del progetto di jive siciliano Jumpin’ Up (appena 4 anni fa con il quale ha partecipato a festival internazionali come il Rhythm Riot uk 2006 e Film Festival di Locarno per Warner Bros. 2007). La chitarra è quella di Marco Gioè, leader degli “Shotgun”, gettonatissima rockabilly band siciliana, con la quale ha aperto i concerti di Jeff Beck, Patti Smith, Sandra Hall e Fabulous Thunderbirds. La sezione fiati è rappresentata da musicisti provenienti da esperienze comuni, che vanno dal jazz allo swing anni 40 e 50: Alfonso Vella (sax baritono), Michele Mazzola (sax alto) e Carmelo Sacco (sax tenore). La voce femminile è quella di Ylenia Mannisi, il suo timbro ruvido e metallico rievoca le grandi voci di Barbara Pittman e Wanda Jackson.La IV edizione del “Winter Jamboree”, Festival invernale di musica e cultura dell’America degli anni ’40 e ’50 è ideata dall’associazione “Summer Jamboree” (diretta da Angelo Di Liberto, Andrea Celidoni e Alessandro Piccinini) e sostenuta dal Comune di Senigallia. BigliettiI biglietti si possono acquistare al Teatro La Fenice dal giovedì alla domenica dalle 16.30 alle 20.3 Nella giornata di giovedì 31 anche alla Rotonda stessa da mezzanotte. Il costo è di 25 euro. Info www.summerjamboree.com o 392.2392838

domenica 20 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

Auguri

Donne o Dee. Le figure femminili preistoriche nelle Marche


MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLE MARCHE FINO AL 30 MARZO 2010 ORARIO 8.30 – 19.30, CHIUSO IL LUNEDÌ INGRESSO LIBERO
Gli archeologi le hanno definite convenzionalmente “Veneri”, con l’antico nome della dea romana della bellezza e dell’amore, ma l’interpretazione delle statuette femminili preistoriche è in realtà molto più complessa. Lo straordinario ritrovamento della statuetta di una Venere del Paleolitico superiore a Frasassi, ha offerto lo spunto per offrire una riflessione su questo affascinante tema e presentare in questa esposizione, realizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche con il contributo del Consorzio Grotte di Frasassi e di iGuzzini illuminazione, altre piccole sculture emerse da varie località delle Marche e conservate presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona.
Queste testimonianze di arte preistorica definita “mobiliare”, ossia espressa da opere di piccole dimensioni ricavate da pietre, ciottoli, ossa scolpite o incise, e comunque ’mobili’, sono riferibili a un lungo arco cronologico, che documenta nella nostra regione un’attività artistica dal Paleolitico Superiore (circa 25.000 anni fa) fino al Neolitico (circa 6.000 anni fa).
La Venere di Frasassi rientra, per lo stile e per le proporzioni, nel novero delle „Veneri paleolitiche“ e va ad arricchire il repertorio delle figurette femminili che si possono definire naturalistiche e che in Italia contano, oltre alla Venere di Frasassi, altri dieci esemplari provenienti da siti, per lo più grotte. La preminenza delle figure femminili rispetto a quelle maschili nell’arte dei cacciatori-raccoglitori paleolitici lascia intravedere un ruolo di spicco della donna nella cosmologia e nei rituali, forse in relazione alla sua funzione riproduttiva.
Accanto alla Venere da Frasassi, realizzata su stalattite, è presente in mostra la Venere di Tolentino, incisa su un ciottolo utilizzato come percussore (si vedano le tracce di impatto ad entrambe le estremità), che è attribuibile al tardo Paleolitico superiore. In quest’epoca il mondo dei cacciatori-raccoglitori, giunto al suo apogeo, sta subendo dei cambiamenti irreversibili, in parte legati a nuovi assetti ecologici, di cui questa misteriosa immagine potrebbe costituire un riflesso. Sul piano figurativo conserva tuttavia delle tradizioni ben radicate, che esprimono una profonda sintonia con la natura e in particolare con il mondo animale.
Le altre statuette esposte in mostra appartenenti al Neolitico, la Venere di Fano e gli idoletti in terracotta da Ripabianca di Monterado, documentano che la variabilità delle raffigurazioni neolitiche femminili è maggiore rispetto a quella dei periodi precedenti. Del tutto nuova, nel Neolitico, appare anche l’associazione a contesti rituali come sepolture o strutture templari, che segna un esplicito riferimento ad una simbologia di tipo “religioso”. Il posto della donna nella società è evidentemente cambiato, in relazione all’affermarsi dell’economia produttiva, in cui la famiglia riveste un ruolo centrale come garante della continuità del processo produttivo.

sabato 12 dicembre 2009

Jesi Natale 2009


Tanti gli eventi in programma nella capitale della Vallesina - fino al 10 gennaio
E' un Natale denso di iniziative quello che la città sta per offrire agli jesini e ai visitatori che vorranno trascorrere le feste nella patria di Federico II. L'Amministrazione Comunale, tramite l'Assessorato allo Sviluppo Economico e al Turismo e l'Assessorato alla Cultura, ha messo insieme un cartellone di eventi che trasformerà il mese di dicembre e i giorni dell'Epifania in un ricco menù di spettacoli, mostre, incontri, mercati, tutto da scegliere e da gustare insieme.
A partire dal 18 e fino al 24 Dicembre sarà possibile visitare il mercatino il “Villaggio di Natale” in Piazza della Repubblica. Non mancheranno anche quest'anno le iniziative espositive, a cominciare dalla mostra “L'esistenzialismo cristiano di Padre Azzocchi” dal 12 Dicembre al 3 Gennaio presso il Museo Diocesano, la mostra “Sognando Federico” dal 15 al 23 Dicembre a cura della Fondazione Federico II Hohenstaufen e la mostra degli allievi dell'Istituto d'Arte “E. Mannucci” dal titolo “Biodiversi / La sostenibile Esattezza dell'Arte”, dal 18 Dicembre al 10 Gennaio presso la Chiesa di San Bernardo in Via Valle 3. Non mancherà il tradizionale presepe della ormai affermata Confraternita Jesina dei Mastri Presepai (C.J.M.P), che verrà inaugurato il 23 Dicembre nella bottega della confraternita in Via Santoni.
Uno degli eventi centrali del ricco cartellone natalizio sarà senz'altro il 30 Dicembre la festa per la riapertura della Galleria d'Arte Contemporanea al secondo piano di Palazzo Pianetti, con la concomitante presentazione del libro animato di didattica museale dedicato alla Galleria degli Stucchi. Il 29 Dicembre sarà la volta dell'altro prestigioso istituto culturale della città, la Biblioteca Planettiana, che con un concerto inaugurale al Palazzo della Signoria darà il via alle celebrazioni per il 150° Anniversario della costituzione della biblioteca pubblica e per il 300° anniversario del trasferimento del nucleo originario della biblioteca, il fondo Pianetti, da Todi a Jesi.
Il 26 Dicembre in Piazza Colocci si rinnoverà per il secondo anno consecutivo la festa per celebrare la nascita dello “Stupor Mundi”, avvenuta lo stesso giorno del 1194: “Buon Compleanno Imperatore. Festa per la nascita dell'Imperatore Federico II”.
La musica e il teatro saranno gli altri ingredienti del ricco programma “Jesi Natale 2009”, che proporrà il 13 Dicembre il Palio d'Inverno a cura del Circolo Culturale “L'Emporio delle Parole” al Palazzo dei Convegni, il concerto jazz dell'Andrea Molinari Quartet il 30 Dicembre al Teatro Studio Valeria Moriconi e i due appuntamenti con la Banda Musicale G.B. Pergolesi: il1 Gennaio al Teatro Pergolesi e il 5 Gennaio al Teatro Moriconi. Il gran finale della Festa di Capodanno in Piazza della Repubblica, il 31 dicembre, sarà in compagnia del musicista e cabarettista romano Andrea Rivera, con il suo ultimo spettacolo “Prossime Aperture”. Ad aprire e chiudere la serata la musica del Riciclato Circo Musicale.
Tutte le iniziative della rassegna “Jesi Natale 2009” saranno ad ingresso libero

giovedì 10 dicembre 2009

Istituita finalmente la riserva naturale del San Vicino - Canfaito


Per il WWF si tratta però di una vittoria “amara” per l’esclusione di aree fondamentali
Dopo 8 lunghissimi anni di riunioni politiche ed associative, convegni e manifestazioni alla fine il Consiglio regionale ha istituito ufficialmente la nuova Riserva naturale regionale dei monti San Vicino e Canfaito. Hanno provato in ogni modo e sino all’ultimo ad impedire la nascita di questa nuova area protetta, ma alla fine sono prevalse la costanza e l’impegno degli ambientalisti e dell’ assessorato all’ ambiente della Regione.
Si tratta indubbiamente di una vittoria “storica” per il WWF che per primo ha promosso l’istituzione di un’area protetta in quell’area e per tutte le altre associazioni ambientaliste e storiche, come ANPI, Legambiente, “Spizzichino”, CAI-TAM e altre che nel tempo si sono unite al WWF per il raggiungimento di questo importante risultato. Una vittoria che lascia però l’amaro in bocca, in quanto la perimetrazione stabilita “dall’inciucio” politico tra PD e PDL, con la mediazione di UDC, ha stravolto completamente, sia dal punto di vista ambientale che storico, il progetto originario approvato due anni fa dalla Giunta regionale che prevedeva una superficie protetta di quasi 2.500 ettari. Oggi la Riserva naturale nasce con circa 1.000 ettari in meno, tanto che per riuscire ad unire le aree del San Vicino e del Canfaito, che danno il nome all’area protetta, i politici si sono inventati uno strettissimo quanto assurdo “cordone ombelicale” che non ha alcun senso dal punto di vista naturalistico, né tantomeno storico e che creerà sicuramente grossi problemi a chi dovrà gestire l’area. Dal suo perimetro sono “spariti” importanti biotopi geologici e naturalistici come il “Fosso del Crino” che rappresenta il più lungo canyon delle Marche, il monumento geologico di “Sasso Forato”, l’intera forra di “Bocca de Pecu”, metà della stupenda “Gola di Jana”, la “Rocchetta”, la maggior parte dell’area floristica di Canfaito, i suoi faggi plurisecolari, compreso il "patriarca", il faggio più grande e più vecchio delle Marche con i suoi 650 anni, oltre 300 ettari del Demanio di Roti ecc… Ma sono stati esclusi anche veri e propri “gioielli” monumentali ed architettonici come l’incantevole borgo medioevale di Elcito e l’Abbazia di Valfucina, come pure i fondamentali luoghi storici legati alla Resistenza come gli abitati di Valdiola e l’area della battaglia tra partigiani e nazifascisti.
Tutte queste mutilazioni sono state apportate unicamente per accontentare le istanze di alcuni privati e delle solite potenti lobbies dei cacciatori e dei cavatori senza tenere conto degli inconfutabili dati scientifici, storici ed ambientali.
Poteva essere il primo prototipo marchigiano (il secondo in Italia) di area protetta che coniugasse aspetti ambientali e storici, paesaggistici e culturali, invece questa opportunità è stata svilita a causa dei compromessi e dei veti incrociati di individui, molti dei quali non hanno mai visto, neppure in fotografia, quei luoghi ancora in gran parte incontaminati.
Il WWF, insieme alle altre Associazioni, considera comunque questa perimetrazione come punto di partenza e, nella fase della redazione dl Piano della Riserva, attiverà tutte le motivazioni ambientali culturali e storiche per richiedere la modifica degli attuali confini ed inserire quelle zone attualmente escluse e che meritano di essere inserite all’ interno di questa area protetta.

da sprintonline.com

mercoledì 9 dicembre 2009


Luci accese su Ancona, luci accese per Ancona.
Segni luminosi diffusi, istallazioni luminose, luminarie e illuminazioni d’autore, disegnano un nuovo scenario urbano, svelando e mostrando sotto una nuova veste i luoghi più significativi della città dorica.
Un percorso inedito e suggestivo, a tratti giocoso, che invita alla riscoperta di una passeggiata in città.
Le vie del centro ospitano interventi site-specific temporanei di diversi artisti.
Le installazioni d’arte di Paolo William Tamburella alla Fontana del Calamo, il lighting design
di Pepi Morgia al Metropolitan, le geometrie artistiche di Moneyless lungo il Percorso Archeologico fino all’Anfiteatro Romano,
le azioni video di Mirco Rinaldi alla Banca d’Italia.
Altri interventi di illuminazione temporanea e permanente puntano i riflettori su luoghi di interesse storico, archeologico, monumenti e strade, Arco di Traiano, Statua di Cavour, Corso Carlo Alberto,
e su opere recenti di arte contemporanea, il maestoso wallpainting sui silos di Silos Granari della Sicilia al Porto, degli artisti Blu e Ericailcane, e il wallpainting all’uscita della Galleria S.Martino,
degli artisti Ozmo, M-City, Run.
Il progetto urbano vive anche nella più attuale delle dimensioni, quella digitale, grazie al
Performing Media Point, nei locali di C.so Garibaldi n.64, dove convivono il geoblog (la mappa web) con altre soluzioni interattive (mobtag, bluetooth, gps drawing) a cura di Carlo Infante,
le proiezioni dei cortometraggi d’autore di Corto Dorico, le favole per bambini in versione multimediale e un reportage video/fotografico delle precedenti edizioni di Luci d’Ancona.
In un momento di confronto cittadino l’Associazione Culturale Quattrocentometriquadri ospita gli
"Incontri con gli autori" delle installazioni artistiche presso la galleria di via Magenta 15.
In programma anche i pomeriggi di trekking urbano e appuntamenti di musica, lettura e poesia, della Rassegna Culturale Comete.
Luci d’Ancona VI edizione, è un evento promosso dal Comune di Ancona che nasce dall’iniziativa e collaborazione creativa di light designer e artisti, coinvolge enti pubblici, forze economiche e culturali,
numerosi sponsor, al fine di promuove la valorizzazione del patrimonio esistente e stimolareuna nuova visione della città.

sabato 5 dicembre 2009

Il Cappello di Natale – Montappone (FM) – 5-6-7-8-12-13 dicembre 2009


Torna lo speciale unico Mercatino natalizio interamente dedicato al cappello! Nei giorni 5-6-7-8-12-13 dicembre 2009, il borgo antico di Montappone (FM), accoglie “Il cappello di Natale”. Aperto dalle 10 alle 20. Una intera scenografia natalizia incentrata sul cappello. Sotto il grande Albero dei cappelli e nelle Casette di Natale ci sono cappelli invernali, anticipazioni estive e tante altre originali idee-regalo. Luci, musica, allegria, colori. Tombola, giochi per i più piccoli, mostra Presepi sul cappello, lavori di paglia nella stalla, pranzo con piatti della tradizione. Ingresso libero alla mostra Il cappellaio pazzo a Montappone (fino all’8 dicembre) e alla Pinacoteca di Massa Fermana.
Uno speciale Mercatino di Natale tutto dedicato al cappello! L’irresistibile magia del mercatino natalizio che anima le piazze italiane e in particolare mitteleuropee durante le festività di fine anno, torna a scaldare anche Montappone (Marche – Fermo). Nei giorni 5-6-7-8 approfittando del ponte dell’Immacolata e poi ancora nel fine settimana successivo sabato 12 e domenica 13 dicembre 2009, il borgo antico di Montappone accoglie la II edizione de “Il cappello di Natale”. Aperto dalle 10 alle 20. Anche quest’anno, il borgo marchigiano, cuore del distretto produttivo del cappello dove nascono le più belle creazioni italiane ed europee poi esportate in tutto il mondo, regala una doppia originale occasione di festa ai curiosi e agli appassionati. Se l’appuntamento estivo è ormai radicato con la manifestazione “Il cappello di paglia” che da 8 anni celebra l’eccellenza del distretto del cappello più importante d’Italia e d’Europa, si rinnova ora anche l’originale iniziativa invernale. Lo speciale Mercatino di Natale è infatti tutto dedicato al cappello, capo che rappresenta la grande vocazione del territorio e la cui lavorazione unisce tradizione e intraprendenza contemporanea. A cominciare dalla scenografia che coinvolge la piazzetta del borgo di Montappone e in cui spicca il grande Albero di Cappelli, contornato da una miriade di Casette di Natale piene di luci e colori. Nelle Casette sarà possibile trovare caldi cappelli invernali, magnifici copricapi di tradizione, splendide anticipazioni estive e tante altre idee-regalo per chi è in cerca dei doni di Natale. Le aziende che quest’anno espongono sotto il Cappello di Natale sono Ferruccio Vecchi, Sorbatti srl, Icas, Iommi Demetrio, Marini Silvano e Cosimi Nazzareno. Immancabile per onorare il periodo natalizio e la tradizione del borgo, al tepore di una stalla – dove nella tradizione cristiana si è svolto il mistero della natività – si compie l’ammirevole paziente lavoro degli artigiani marchigiani della paglia, famosi in tutto il mondo e protagonisti dell’ormai popolare appuntamento di luglio con “Il cappello di paglia”. La festa “Il Cappello di Natale” si svolge dunque da sabato 5 a martedì 8 dicembre compresi e poi sabato e domenica 12 e 13. La piazzetta del borgo di Montappone si animerà a partire dalle 10 di mattina per spegnersi alle 20, in una atmosfera che recupera la semplicità e la bellezza delle feste di Natale in paese, condivise dalla comunità. Accompagnati dalle luci natalizie del borgo che colorano l’atmosfera di gioia e festa, oltre a passeggiare e curiosare tra i banchi del Mercatino, si può pranzare con i sapori di un tempo, gustando deliziosi dolci e sapori dalla cucina della nonna che appartengono all’incanto di Natale. I più piccoli possono divertirsi con giochi semplici come “Uno…due…tre…stella!”, mentre i più grandi possono tentare la fortuna con l’immancabile tombola di Natale sotto il cappello. Intrattenimento natalizio, giochi, gusto, moda, ma anche arte. Accanto all’Albero di Cappelli, saranno infatti esposti anche alcuni presepi sul cappello, pezzi unici della creatività di Montappone. Infine, si potranno visitare con ingresso gratuito, la Mostra “Il Cappellaio Pazzo” a Montappone, esposizione di cappelli d’artista allestita nella Sala Esposizione della Scuola dell’Infanzia (fino all’8 dicembre) e la Pinacoteca Comunale a Massa Fermana dove sono conservati capolavori di artisti tra cui i fratelli Crivelli.

La II edizione de “Il cappello di Natale” a Montappone ricorda che il paese dei cappelli, con i suoi 1800 abitanti, la sua tradizione secolare artigiana legata al cappello e la capacità di diventare emblema delle 45 aziende e dei 6 comuni che compongono il distretto del cappello più importante d’Italia e d’Europa, è continuamente attivo e propositivo. Una realtà che sempre in modo discreto e originale (per esempio con la festa “Il cappello di paglia” e la mostra “Il cappellaio pazzo”) continua a porsi all’attenzione di istituzioni e media nazionali e internazionali. È grazie alla produzione di cappelli e accessori, esportata in tutto il mondo nel caso di alcune aziende anche per l’85 %, e grazie alla volontà di tramandare un sapere di generazione in generazione facendo di una passione anche l’economia di un territorio, che Montappone ha ricevuto attenzione e consensi sia negli Stati Uniti che in Canada che in tutta Europa, a cominciare dal salone del pret-à-porter di Parigi e dal Moca (Museo di Arte contemporanea) di Shanghai in Cina.

L’evento “Il Cappello di Natale” è organizzato e promosso da Pro Loco Montappone e Comune di Montappone con il sostegno delle aziende del territorio, della Regione Marche, Provincia di Fermo e Camera di Commercio di Fermo, su idea del creativo Giuliano De Minicis. Info: tel. 0734 760426, cell 333 8258462, ww.ilcappellodipaglia.it

La mostra artistica “Il Cappellaio Pazzo”

La mostra “Il cappellaio Pazzo” allestita a Montappone nella Sala Esposizioni della Scuola dell’Infanzia in Via Roma, inaugurata il 24 luglio, è aperta fino a domenica 13 dicembre. Comprende pezzi unici dalla creatività di artisti e maestri cappellai da un’idea di Giuliano De Minicis. La mostra è un omaggio alla creatività di maestri cappellai, architetti, artigiani, designer, creativi, professionisti del gusto e comuni cittadini che manifestano quanto hanno da raccontare. I copricapo in mostra sono dei veri e propri capolavori, realizzati con sapienza, pazienza, fantasia, capaci di sorprendere, emozionare, far riflettere. Hanno entusiasmato tra gli altri, gli operatori, il pubblico e la critica della prestigiosa fiera della moda prêt-à-porter di Parigi, la direttrice artistica del MoCa Victoria Lu e Paolo Sabbatini direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Shanghai, hanno rappresentato le Marche in Canada e si sono meritati la menzione nel lungo articolo che il “New York Times” ha dedicato a Montappone. I pezzi arrivano oltre che dall’Italia, da Inghilterra, Giappone, Francia, Argentina. Nell’ultimo anno in particolare sono arrivati pezzi raffinatissimi del fiorista delle star Ercole Moroni e il tenero “Via dei matti numero zero”.
Aperta sabato, domenica e nei festivi dalle 16 alle 20. Ingresso libero.

ITINERARI CICLOTURISTICI NELLE MARCHE


Il territorio collinare marchigiano digrada dolcemente verso il mare Adriatico, è immerso nel verde ed intervallato da piccoli borghi, castelli e rocche. Nonostante i declivi, uno dei modi più piacevoli per percorrere la regione, è la bicicletta, che offre al turista la possibilità di apprezzare le bellezze naturalistiche e storico- artistiche e di “assaporare” le specialità enogastronomiche tipiche delle Marche.

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venerdì 4 dicembre 2009

Mostra moto storiche a Tolentino

Toccare gli angeli Ancona dal 3 dicembre 2009 al 20 giugno 2010 Museo Tattile Statale Omero


Tracce eloquenti dell'Ancona del Settecento e del rinnovamento che pervase la città, saranno in mostra al Museo Tattile Statale Omero da giovedì 3 dicembre 2009. Testimonianze concrete ed affascinanti di un periodo di splendore quando Luigi Vanvitelli, con i suoi interventi, ridisegnava e portava all'esaltazione la forma urbana, e Gioacchino Varlè ne ornava e aggiornava, con la sua stupefacente e copiosa attività plastica, tutte le maggiori architetture. TOCCARE GLI ANGELI, consentirà di ammirare e di esplorare tattilmente inediti e pregevoli marmi di Gioacchino Varlè: due mirabili teste d'angelo, infantili e alate, provenienti dal Museo Diocesano e le figure di due evangelisti, Luca e Giovanni, provenienti dal Convento dei padri Domenicani, sottoposte, per l'occasione, ad un sapiente restauro conservativo. L’esposizione, curata da Massimo Di Matteo, Nadia Falaschini e Diego Masala, viene realizzata in collaborazione con: Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle Marche - Urbino, Arcidiocesi Ancona - Osimo, Museo Diocesano di Ancona, Convento dei Padri Domenicani di Ancona, Studio Italia Design, Effettoluce - Castelfidardo. Con il patrocinio de: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche, Regione Marche, Provincia di Ancona, Comune di Ancona.

martedì 1 dicembre 2009

La stella dei Magi - Museo del Balì Saltara ( PU). Conferenza pubblica ingresso gratuito


Sabato 5 dicembre alle 17:00 conferenza pubblica al Museo del Balì - ingresso gratuito
Relatore prof. Fabrizio Bònoli - docente al Dipartimento di Astronomia, Università di Bologna
« ...abbiamo visto la stella in oriente e siamo venuti... »
Da duemila anni la “stella” che ha guidato il cammino dei Magi verso la capanna della Natività ha attirato l’attenzione: è stata immaginata da artisti e poeti, mentre storici e astronomi hanno cercato di darne una spiegazione reale.
Seguendo le differenti interpretazioni che si sono susseguite nel tempo ed esaminando i vari eventi astronomici ipotizzabili, si percorrerà l’avvincente storia della “stella di Natale” che oggi risplende sui nostri presepi.

Guida In-outlet per le Marche. www.in-outlet.it

La nuova guida In-outlet per scoprire i migliori spacci aziendali della regione.
E’ uscita la nuova edizione di In-outlet, la guida allo shopping di qualità nelle Marche, giunta quest’anno alla nona edizione.

La guida è in distribuzione gratuita presso tutti gli uffici turistici, le strutture ricettive delle Marche, ed i migliori outlet della regione.
Sarà inoltre veicolata e pubblicizzata sulle migliori testate nazionali di moda e turismo, e supportata nel territorio dalla diffusione capillare di un pratico flyer con la mappa di tutti gli outlet.

La Guida In-outlet è uno strumento essenziale e di agevole utilizzo, per scoprire i migliori spacci aziendali delle Marche, la regione in Italia che ne ha di più: dall’abbigliamento alle calzature agli accessori, ma anche arredamento, enogastronomia, articoli da regalo.

In-outlet dà informazioni sulle collezioni, sulle promozioni, sugli orari di apertura al pubblico, fornisce le indicazioni stradali su come raggiungerli.

Inoltre, grazie alla Card In-outlet, scaricabile gratuitamente dal portale ufficiale www.in-outlet.it, permette anche di usufruire di ottimi sconti negli spacci convenzionati.
Sono già oltre 10.000 gli iscritti al sito In-outlet, provenienti da tutta Italia e con la forte passione dello shopping firmato, che chiedono continuamente aggiornamenti su occasioni, notizie, prodotti in promozione.

Anche quest’anno è lunghissima la lista dei marchi che hanno scelto In-outlet, per far conoscere a tutti i consumatori il proprio spaccio: Loriblu, Rossi, Massimo Rebecchi, Debut, Walk Safari, Andrea Morelli, Tombolini, Vic Matié, OXS, Galizio Torresi, Simonetta, Clementoni, Cantori, 4-TRE-3, Rodrigo, Giorgio Grati, Le Rosse 41, Paolorossi, Malagrida, Newstone, Garofoli, Moroder, Malacari…e molti altri.

La Guida è inoltre sostenuta dall’Assessorato al Turismo della Regione Marche, dalle Province di Macerata e Ascoli Piceno, dell’Associazione Riviera del Conero.

lunedì 30 novembre 2009

La penisola a forma di gomito

La penisola a forma di gomito
di Marina Greco (Blog Ancona. Interviste Guide Turistiche)
Annalisa Trasatti, guida turistica di Ancona, ci racconta la città, rivelandoci le sue meraviglie e i suoi segreti


Annalisa Trasatti
Perché ha scelto di diventare una Guida Turistica?
L’ho scelto perché mi sembrava una naturale prosecuzione ed un primo ingresso nel mondo del lavoro per una laureanda in Beni Culturali come me. E’ stato inoltre l’occasione per studiare e vivere il territorio della mia provincia tagliato fuori dagli studi universitari.

Cosa le piace di più del suo lavoro?
Vari aspetti: dal primo contatto, all’organizzazione del servizio guida, all’itinerario da proporre. Durante i servizi amo molto far scoprire e non solo letterariamente ma letteralmente la mia città ed il suo territorio.
Il fattore “provincia” e non grande città d’arte infatti ti permette di giocare con l’effetto sorpresa di luoghi spesso mai visti, se non di passaggio.


Ancona - panorama
Come caratterizza il suo servizio di guida?
Per quanto si riesca ad avere informazioni sulla tipologia del gruppo in anticipo tramite l’agenzia o l’organizzatore, in realtà sono sicura del fatto che ti giochi la “simpatia” con i tuoi clienti nei primi minuti dell’incontro.
Sono poi l’esperienza e la predisposizione caratteriale a fare il resto!
Ovviamente poi c’è una cura del linguaggio a seconda se si tratta di adulti, esperti, bambini, disabili (soprattutto quelli visivi a cui è una bellissima “sfida” raccontare un luogo), stranieri, etc.

Ci racconti di Ancona.
Il mio amore per la mia città natale e dove ho scelto di vivere e lavorare mi porterebbe via pagine e pagine. In sintesi amo raccontarla proprio per com’è e come emerge dal mare: una penisola a forma di gomito sempre pronta ad accoglierci. Direi che è una città per tutte le stagioni, la presenza del mare che la circonda e della spiaggia cittadina del Passetto la rende anche una meta balneare.


Ancona - porto
Quale itinerario suggerisce per chi ha solo poche ore a disposizione?
L’itinerario è quello cronologico che parte dalla Cattedrale di San Ciriaco (ex tempio dorico dedicato a Venere Euplea, tra i migliori esempi di romanico italiano), posto in cima al colle Guasco che si affaccia sul porto e domina tutto l’abitato, per poi proseguire nel tempo e nello spazio fino all’Ancona novecentesca del Viale della Vittoria (che con la sua cornice alberata a platani taglia da ovest a est la città) e ancora una volta al mare del Passetto.

Cosa incuriosisce di più i turisti?
Molti si aspettano che Ancona assomigli ad altre città del litorale adriatico come Rimini o Pescara e invece il suo distendersi sui tre colli per infine trasformarsi a sud nel promontorio del Conero, unico massiccio del medio Adriatico (oggi parte del Parco regionale del Conero, notevole esempio di macchia mediterranea), lascia di stucco anche i più scettici.

Quali tipologie di turisti visitano la città?
Soprattutto comitive di adulti e anziani, scuole che uniscono la visita alla Regione Marche o al porto con quelle della città, croceristi italiani e stranieri che da circa tre anni fanno tappa prima o dopo Venezia, stranieri che dopo aver visitato le grandi città d’arte italiane tornano nel nostro paese alla scoperta dei centri minori.

Ci racconti un aneddoto, un episodio curioso, capitato durante un giro ad Ancona.
Il primo che mi viene in mente è riferito ad una comitiva di turisti giapponesi che si sono trovati ad usufruire di una toilette pubblica in centro, i cosiddetti vespasiani. E’ stato davvero esilarante far loro capire che si trattava di una tipologia di bagno e anche di “nobili” origini!

Riferimenti:
Annalisa Trasatti - Guida turistica di Ancona
Sito Web: www.anconaguide.com

Trasportare la bici in treno nelle Marche è gratis. Valido fino al 31 dicembre 2010


Trasportare la bici in treno nelle Marche è gratis. E' stato siglato un accordo tra Pietro Marcolini, assessore ai Trasporti della Regione Marche e la Direzione Regionale Marche di Trenitalia, che sarà valido fino al 31 dicembre 2010. Trasportare la bicicletta al seguito del viaggiatore sui treni regionali attrezzati di Trenitalia sarà quindi un servizio senza alcun costo. L’intesa, oltre promuovere la mobilità sostenibile e combattere le emissioni atmosferiche responsabili dell’effetto serra, si propone anche di fidelizzare nuova clientela. L’iniziativa è finalizzata allo sviluppo dell’intermodalità bici/treno e prevede in stazione la creazione di percorsi guidati, appositi scivoli o canaline lungo le scale e idonei spazi per la sosta dei viaggiatori muniti di bici.

sabato 28 novembre 2009

Loreto, città dei presepi


A Loreto è già Natale. Da sabato 21 novembre infatti il centro mariano si è trasformato nella città dei Presepi con grandi mostre dedicate ai simboli della natività, opere di pregio e di rara bellezza.
Via Sisto V e Piazza Giovanni XXIII ospiteranno anche per questo fine settimana, 28 e 29 novembre dalle 9 alle 23, " la fiera dei pupi", un mercatino di artigianato artistico, che nello scorso week – end ha riscosso un vero e proprio successo, dove sarà possibile trovare anche le caratteristiche statuette del presepe opera di artigiani provenienti da tutte le province delle Marche e dalle principali regioni italiane espressione di lunghe tradizioni nell’arte del presepe come Sicilia, Puglia, Campania, Trentino.
Ma oltre alle 20 casette in legno che ospitano il mercatino, e i due grandi presepi permanenti allestiti in Via Sisto V e a Porta Romana, sarà possibile visitare anche delle bellissime mostre come: "La natività nell’arte marchigiana" e "Presepi d’Italia" entrambe presso il Bastione San Gallo e i "Presepi artistici nella storia" presso il Museo - Antico Tesoro del Palazzo Apostolico, la Basilica, i Camminamenti di Ronda e in Piazza della Madonna.
Si ricorda che la manifestazione è patrocinata dalla Regione Marche, Comune di Loreto, Confartigianato della Provincia di Ancona e delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto.
Con questa iniziativa l’amministrazione comunale di Loreto intende dunque offrire una serie di spunti di riflessione sulla natività, ma anche sull’artigianato artistico e sugli aspetti dell’economia locale e turistica.

giovedì 26 novembre 2009

La sesta edizione di “Eco&Equo”, la Fiera sull’attenzione sociale, ambientale e sull’economia solidale, che si svolgerà dal 27 al 29 novembre ad Ancona a ingresso gratuito, s’ispira alle parole del Mahatma Gandhi per presentare una proposta culturale ed economica basata sulla sostenibilità, sul rispetto dei diritti umani ed eticamente orientata. “Per dare sempre più importanza ai valori e ai contenuti che hanno sempre contraddistinto Eco&Equo – spiega Marco Amagliani, assessore regionale ai Servizi sociali, Immigrazione, Cooperazione allo sviluppo e Ambiente -, quest’anno l’intero evento è coorganizzato dall’assessorato e da Rees Marche, la Rete dell’economia solidale delle Marche che, in questi anni, ha costruito, con passione e tenacia, una rete per creare, dal basso, un’economia basata sulla solidarietà, sull’ecologia, sugli accordi diretti fra produttori, consumatori, finanziatori, lavoratori, un’economia legata ai territori”. Un legame che sarà approfondito anche con i laboratori per gli adulti e per i bambini, che si svolgeranno ad Eco&Equo, un modo per creare un approccio partecipativo all’evento, che prevede un ricco programma di convegni, spettacoli, mostre di fotografia, e per rendere protagonisti i consumatori e gli espositori che potranno condividere così i valori che ispirano questa fiera. E la partecipazione sarà resa possibile a tutti, anche a chi non potrà venire ad Ancona, perché tutti gli appuntamenti saranno trasmessi in diretta sulla rete Internet. A E&E parteciperanno anche le scuole, prima e durante la fiera, grazie al progetto “Educ@2009-Preparati al meglio”, un percorso didattico orientato ai temi dell’economia solidale e alla sostenibilità, rivolto agli studenti delle medie inferiori e superiori con lo scopo di avvicinarli ai valori di equità, giustizia sociale ed economica. Fra gli eventi della fiera, che nel 2008 è stata visitata da 18mila persone, ci saranno, il 27 novembre, il confronto “Studi e riflessioni sulla sostenibilità ambientale nelle Marche” per presentare tre pubblicazioni inedite del Servizio regionale Ambiente e Paesaggio, “Atlante sul consumo di suolo delle Marche 1954-2007”, “Rapporto stato ambiente 2009”, “Geografia delle pressioni ambientali 2009”. Il 29 novembre ci sarà la terza Conferenza regionale sull’Immigrazione. In anteprima assoluta, il 27 novembre, andrà in scena lo spettacolo “Identità di carta”, un documento teatrale sul razzismo della Compagnia Itineraria di Milano

lunedì 23 novembre 2009


venerdì 20 novembre 2009

Vecchi sapori d'autunno - Belvedere Ostrense

Grotte di Camerano

Camerano è una cittadina in provincia di Ancona immersa nella natura del Parco del Conero e famosa soprattutto per le sue celebri grotte.
Le grotte di Camerano sono delle cavità scavate nel sottosuolo e che danno vita ad un’altra città posta al di sotto di quella principale. La funzione originaria di queste grotte è ancora tutt’oggi ignota, all’inizio si pensava che si trattasse di resti di cave arenarie ma quello che ha fatto cambiare idea sono soprattutte le meravigliose decorazioni e gli elementi architettonici con cui sono abbellite queste grotte.
Oggi, tuttavia, l’ipotesi più accreditata è che queste grotte siano state costruite a scopo abitativo e che poi siano servite alla popolazione per difendersi contro i bombardamenti visto che furono adibite a rifugio nel 1944.



Gli accessi a queste grotte sono situati presso i principali palazzi della città che danno anche il nome alle rispettive grotte, ovvero ai rispettivi cunicoli da cui è possibile accedere a questa sorta di labirinto che si trova al di sotto della città.
Questi palazzi, in particolare, sono: Palazzo Manciforte, da cui parte la cosiddetta grotta Manciforte, una cavità che costiuisce uno degli assi principali dell’intero complesso sotterraneo; Palazzo Ricotti da cui parte la cosiddetta Grotta Ricotti il cui aspetto è inequivocabilmente quello di una chiesa; Palazzo Trionfi da cui ha inizio un complesso di grotte molto curate dal punto di vista architettonico e delle decorazioni e, infine, Palazzo Corraducci al di sotto del quale si trova il complesso di grotte più vasto dell’intera struttura sotterranea.

domenica 15 novembre 2009

Candele a Candelara l’unico mercatino in Italia dove le candele “spengono” la luce elettrica

Candele a Candelara, il primo mercatino natalizio italiano dedicato alle candele cresce e allunga i giorni di svolgimento. Da tre a quattro per consentire alle migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia di ammirare la suggestiva e colorata festa dedicata sin dalla prima edizione alla candela non semplicemente come elemento ornamentale ma soprattutto come oggetto di festa e di celebrazione. Si svolgerà infatti dal 5 all’8 dicembre la VI edizione di Candele a Candelara, mercatino natalizio nell’antico borgo medievale sulle colline attorno a Pesaro dove ogni sera la luce artificiale viene spenta per lasciare posto a migliaia di fiammelle accese. Un’atmosfera unica e suggestiva grazie a tre spegnimenti programmati dell’illuminazione elettrica di 15 minuti ciascuno. Per un’ora a sera Candelara (che deve il suo nome alle candele), sarà completamente rischiarata dalla luce calda e rassicurante delle candele. In questa edizione la festa riserverà ai visitatori diverse novità. A cominciare dalla Via dei Presepi, dove si potranno ammirare natività realizzate da artigiani di ogni parte d’Italia con i più diversi materiali (cera, legno, pietra, terracotta, ceramica, argento, sughero). Altra grande novità, il Presepe di ghiaccio che sarà realizzato in diretta da artisti esperti in sculture di ghiaccio. Ma nel mercatino di Candele a Candelara troveranno posto anche le sculture in ferro battuto che rappresentano i personaggi della natività. Si tratta di silhouettes ornate da centinaia di candeline che disegneranno i protagonisti del Presepe nella via del Borgo. Anche quest’anno funzionerà la gettonatissima Officina di Babbo Natale dove centinaia di bambini potranno lavorare con diversi materiali (creta, cera, carta, legno ), e realizzare addobbi e figure legate al Natale. Una autentica renna stazionerà vicino all’Officina. Ma Candele a Candelara ospiterà qualificate animazioni provenienti da tutta Italia legate alla figura di Babbo Natale, come ad esempio i Babbo Natale trampolieri, il Babbo Natale che suona l’organino ottocentesco, una intera banda musicale formata da 35 Babbo Natale; oppure i tradizionali Babbo Natale con zampogne e cornamuse. Completeranno il programma artisti di strada (acrobati, giocolieri, cantastorie). Candelara quest’anno realizzerà un ponte con la città di Pesaro dove sono previste diverse iniziative legate alla manifestazione che offriranno ulteriori opportunità di svago e intrattenimento. La centralissima Piazza del Popolo diventerà infatti la Piazza dei sapori con esposizione, degustazione e vendita le eccellenze gastronomiche di alcune regioni italiane. Al Teatro Rossini invece saranno organizzati concerti di musica classica. Inoltre mostre e cene a lume di candela nei ristoranti del centro storico. Nel Settecentesco Palazzo Gradari una cena esclusiva a lume di candela a limitato numero di ospiti. Per migliorare l’accoglienza e rendere più fruibile la visita di migliaia di persone a Candelara, l’organizzazione ha predisposto un percorso più fluido e scorrevole lungo la centralissima via del Borgo dove si trovano le cinquanta casette in legno che ospitano oggetti d’artigianato, articoli da regalo e candele d’ogni forma e foggia. Grazie al main sponsor della manifestazione, Cereria Terenzi Evelino di San Giovanni in Marignano, non mancherà l’aromaterapia con tante candele profumate le cui essenze ed oli essenziali sono utilizzati come afrodisiaco o come antidepressivo energizzante.Anche quest’anno funzionerà un’ enorme tensostruttura riscaldata che proporrà i piatti della tradizione: polenta con i funghi, baccalà con le patate, pasticciata ed erbe cotte, carne alla brace, piadina, olive fritte, frittelle di mele, caldarroste e vino novello a volontà.Per i visitatori sarà possibile effettuare visite guidate alla Pieve del XII secolo e nella cinquecentesca Villa Almerici Berloni. Possibilità di escursioni culturali a Urbino, San Leo, Gradara.

Camperisti
In relazione al gran numero di camperisti che anche quest’anno raggiungeranno Candelara, gli organizzatori hanno predisposto appositi parcheggi di sosta per i camperisti. Delle navette riservate collegheranno ogni 15 minuti i parcheggi e la città di Pesaro con il centro del paese.Candelara di Pesaro, 31.08.2009

Perché Candele a Candelara ?
Alcuni cenni storici
Secondo lo storico Luigi Michelini Tocci il toponimo di Candelara - dal latino Candelaria - è da ricercarsi ad una fonte di luce, ad un fuoco, ad un faro. Mentre gli studiosi locali, raccogliendo comunicazioni orali tramandatesi nei secoli, indicano la leggenda secondo cui un signore di Pesaro, volendo costruire un castello in questa zona, fece accendere tre candele in tre posti diversi del borgo. Nel luogo in cui non si fosse spenta, egli avrebbe poi costruito il suo castello. La candela che non si spense fu quella posta ad ovest della Pieve. Questo luogo infatti è il più riparato dai venti. Qui sorse il castello, ed attorno la borgata. Il nome di Candelara, dunque deriva dalle sunnominate candele che sono diventate dagli inizi di due secoli fa lo stemma del paese.

Candele a Candelara l’unico mercatino in Italia dove le candele “spengono” la luce elettrica


Candele a Candelara, il primo mercatino natalizio italiano dedicato alle candele cresce e allunga i giorni di svolgimento. Da tre a quattro per consentire alle migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia di ammirare la suggestiva e colorata festa dedicata sin dalla prima edizione alla candela non semplicemente come elemento ornamentale ma soprattutto come oggetto di festa e di celebrazione. Si svolgerà infatti dal 5 all’8 dicembre la VI edizione di Candele a Candelara, mercatino natalizio nell’antico borgo medievale sulle colline attorno a Pesaro dove ogni sera la luce artificiale viene spenta per lasciare posto a migliaia di fiammelle accese. Un’atmosfera unica e suggestiva grazie a tre spegnimenti programmati dell’illuminazione elettrica di 15 minuti ciascuno. Per un’ora a sera Candelara (che deve il suo nome alle candele), sarà completamente rischiarata dalla luce calda e rassicurante delle candele. In questa edizione la festa riserverà ai visitatori diverse novità. A cominciare dalla Via dei Presepi, dove si potranno ammirare natività realizzate da artigiani di ogni parte d’Italia con i più diversi materiali (cera, legno, pietra, terracotta, ceramica, argento, sughero). Altra grande novità, il Presepe di ghiaccio che sarà realizzato in diretta da artisti esperti in sculture di ghiaccio. Ma nel mercatino di Candele a Candelara troveranno posto anche le sculture in ferro battuto che rappresentano i personaggi della natività. Si tratta di silhouettes ornate da centinaia di candeline che disegneranno i protagonisti del Presepe nella via del Borgo. Anche quest’anno funzionerà la gettonatissima Officina di Babbo Natale dove centinaia di bambini potranno lavorare con diversi materiali (creta, cera, carta, legno ), e realizzare addobbi e figure legate al Natale. Una autentica renna stazionerà vicino all’Officina. Ma Candele a Candelara ospiterà qualificate animazioni provenienti da tutta Italia legate alla figura di Babbo Natale, come ad esempio i Babbo Natale trampolieri, il Babbo Natale che suona l’organino ottocentesco, una intera banda musicale formata da 35 Babbo Natale; oppure i tradizionali Babbo Natale con zampogne e cornamuse. Completeranno il programma artisti di strada (acrobati, giocolieri, cantastorie). Candelara quest’anno realizzerà un ponte con la città di Pesaro dove sono previste diverse iniziative legate alla manifestazione che offriranno ulteriori opportunità di svago e intrattenimento. La centralissima Piazza del Popolo diventerà infatti la Piazza dei sapori con esposizione, degustazione e vendita le eccellenze gastronomiche di alcune regioni italiane. Al Teatro Rossini invece saranno organizzati concerti di musica classica. Inoltre mostre e cene a lume di candela nei ristoranti del centro storico. Nel Settecentesco Palazzo Gradari una cena esclusiva a lume di candela a limitato numero di ospiti. Per migliorare l’accoglienza e rendere più fruibile la visita di migliaia di persone a Candelara, l’organizzazione ha predisposto un percorso più fluido e scorrevole lungo la centralissima via del Borgo dove si trovano le cinquanta casette in legno che ospitano oggetti d’artigianato, articoli da regalo e candele d’ogni forma e foggia. Grazie al main sponsor della manifestazione, Cereria Terenzi Evelino di San Giovanni in Marignano, non mancherà l’aromaterapia con tante candele profumate le cui essenze ed oli essenziali sono utilizzati come afrodisiaco o come antidepressivo energizzante.Anche quest’anno funzionerà un’ enorme tensostruttura riscaldata che proporrà i piatti della tradizione: polenta con i funghi, baccalà con le patate, pasticciata ed erbe cotte, carne alla brace, piadina, olive fritte, frittelle di mele, caldarroste e vino novello a volontà.Per i visitatori sarà possibile effettuare visite guidate alla Pieve del XII secolo e nella cinquecentesca Villa Almerici Berloni. Possibilità di escursioni culturali a Urbino, San Leo, Gradara.


Camperisti

In relazione al gran numero di camperisti che anche quest’anno raggiungeranno Candelara, gli organizzatori hanno predisposto appositi parcheggi di sosta per i camperisti. Delle navette riservate collegheranno ogni 15 minuti i parcheggi e la città di Pesaro con il centro del paese.Candelara di Pesaro, 31.08.2009

Perché Candele a Candelara ?

Alcuni cenni storici
Secondo lo storico Luigi Michelini Tocci il toponimo di Candelara - dal latino Candelaria - è da ricercarsi ad una fonte di luce, ad un fuoco, ad un faro. Mentre gli studiosi locali, raccogliendo comunicazioni orali tramandatesi nei secoli, indicano la leggenda secondo cui un signore di Pesaro, volendo costruire un castello in questa zona, fece accendere tre candele in tre posti diversi del borgo. Nel luogo in cui non si fosse spenta, egli avrebbe poi costruito il suo castello. La candela che non si spense fu quella posta ad ovest della Pieve. Questo luogo infatti è il più riparato dai venti. Qui sorse il castello, ed attorno la borgata. Il nome di Candelara, dunque deriva dalle sunnominate candele che sono diventate dagli inizi di due secoli fa lo stemma del paese.

venerdì 13 novembre 2009

Conoscere le MARCHE - Festa della cicerchia - Serra de' Conti, Ancona dal 27 al 29 novembre 2009

A Serra de' Conti, nel cuore della terra del Verdicchio, il 27, 28, 29 novembre 2009 si terrà la decima edizione della “Festa della Cicerchia”, manifestazione che si è guadagnata un posto d’onore fra le numerose feste e sagre dei dintorni, espandendo la propria fama anche oltre i confini marchigiani. La protagonista della festa è la cicerchia, un legume povero che per secoli ha fatto parte della nostra cultura alimentare. Leguminosa originaria del Medio Oriente, già diffusa al tempo dei Greci, fu conosciuta ed apprezzata dai Romani (in latino “cicerula”). La coltura della cicerchia è continuata attraverso i secoli nelle aree collinari dell’Italia centromeridionale fino a qualche decennio fa, allorché cadde in disuso. La “Festa della Cicerchia” si propone come occasione di riscoperta dei sapori della memoria, legati a tradizioni ed usanze della nostra terra, come viaggio a ritroso nel tempo ricco di piatti e prodotti tipici che rappresentano veri e propri tesori di patrimonio collettivo da salvare dall’estinzione. Coltivata con tecniche a basso impatto ambientale, la cicerchia è oggi nuovamente posta all’attenzione dei gastronomi, ristoratori ed amici della buona tavola, desiderosi di riscoprirne il semplice ma ricco sapore che ben si presta ad innumerevoli ricette. La festa si svolge nel centro storico di Serra de’ Conti, all’interno delle mura medievali, e si snoda lungo tutte le vie, i vicoli e le piazze del paese, illuminate per l’occasione da ceri e foconi. Su queste vie aprono le porte ben venti suggestive cantine ove è possibile gustare la cicerchia in varie ricette: in pagnotta, in laboriose zuppe con passato di legumi e carne, in squisite creme. Accanto alla “regina” cicerchia, troviamo altri prelibati piatti: i maltagliati, il lardo aromatico,la polenta, la pancetta in salmì, i vincisgrassi, lo stoccafisso, le tagliatelle tutta staccia alla contadina, le cresce, il coniglio in porchetta, la panzanella, il guanciale, la brustenga, nonché vari dolci preparati con farina di cicerchia, il tutto innaffiato con l’ottimo vino delle generose colline marchigiane. La cura e l’attenzione che contraddistinguono da sempre la scelta dei piatti e delle ricette proposte rendono la Festa della Cicerchia una manifestazione imperdibile per gli amanti della buona tavola. E dopo aver soddisfatto a volontà il palato, vale la pena fare una passeggiata per le vie del paese alla scoperta delle varie mostre fotografiche e pittoriche; delle lavorazioni di artigianato artistico (vimini, maioliche decorate, terrecotte, lavori in legno e ferro, merletti) e del suggestivo Museo delle Arti Monastiche. Tutte e tre le serate saranno allietate dalla presenza di trampolieri, cantastorie, artisti di strada, arcieri e gruppi folkloristici che sfileranno in costume e si produrranno nell’esecuzione di canti e balli tipici. Per avere informazioni dettagliate sulle iniziative presenti nei tre giorni della festa e sui menù proposti dalla numerose cantine è possibile visitare il sito ufficiale della manifestazione.

Ode alla cicerchia
In principio c'era mia nonna.
A primavera seminava i fagioli, ceci, cicerchia,generalmente tra il granoturco, per sfruttare ipiccoli spazi esistenti tra un solco e l'altro.
In agosto, raccolte le cime del granoturco perl'alimentazione bovina, le pannocchie maturavano al sole estivo e i legumi sottostantivenivano accuratamente raccolti.
Andavo con lei, strappavo dal suolo gli arbustiinteri carichi di baccelli ormai maturi, si facevano dei fasci, si caricavano sulle spalle e si portavano nell'aia.
Raccolti in piccoli mannelli, venivano appesi su una parete assolata fino a che, da lì a qualche giorno, fossero pronti per la battitura.
Avere fagioli, ceci e cicerchia era gia una garanzia per l'inverno chepresto sarebbe arrivato e ogni donna sapeva governare con misura lerisorse della casa.
Dopo la battitura con ampio crivello, la cicerchia veniva ripulita e le ultime pule del baccello spezzato se ne andavano al soffio della brezza pomeridiana, quando la cicerchia veniva ventilata a mano,all'ombra di un grande olmo.
Allorchè mia nonna ci lasciò, negli anni Sessanta, anche la cicerchia uscì dalla nostra vita.
Era un legume povero, la buccia era troppo dura, il sapore meno delicato dei ceci, l'uso meno versatile rispettoai fagioli.
Trent'anni dopo sono venuto a sapere che in un angolo dellenostre colline, a Serra de' Conti, qualcuno coltivava ancora la cicerchia, quella minuta e saporita che avevo conosciuto da bambinoe non quella grande insipida che le multinazionali fanno coltivare nelCentro America, per lo più per l'alimentazione animale.
Mi sono lasciato prendere da un segreto entusiasmo; riscoprire la cicerchia era come rinverdire una sana radice.
"Non è giusto - mi sondetto - che i miei antenati abbiano assaporato per secoli il saporedella cicerchia e proprio io interrompa questa catena".
Così abbiamo deciso di riprenderla con cura, l'abbiamo rivestita a festa, servendola fumante, d'inverno, dentro una calda pagnottacon un filo d'olio extra vergine di oliva e i profumi dell'orto.
Sacro è il pane sulla tavola, fragranti sono gli aromi, dolce è la nostracicerchia della Marca di Ancona.

Conoscere le Marche - Corinaldo

Arsa e distrutta dall’empio Alarico, la bella e famosa città di Suasa, l’anno della nostra salute 409, come fu scritto, quelli che dagli incendi avanzarono per salvarsi, fuggirono verso il vento Cecias dentro i vicini colli, … l’anno del parto della Vergine 411 diedero principio a fabbricare una città formata con regole e disegno di architettura … la chiamarono Corinaldo, quasi ‘curre in altum’". Così scriveva a proposito delle origini di Corinaldo nei prima anni del secolo XVII Vincenzo Maria Cimarelli, frate domenicano, insigne storico, maestro di umane lettre, inquisitore del Santo Uffizio.Storia e leggenda si alternano e si fondono nella “cronaca” del Cimarelli, desideroso di nobilitare la nascita della sua città dalle rovine della romana Suasa Senonum.Con tutta probabilità la città di Corinaldo è sorta agli inizi del secondo millennio, in seguito al diffuso fenomeno dell’incastellamento.Arroccata tra i fiumi Cesano e Misa, tra Marca di Ancona e Stato di Urbino, diviene ambito avamposto conteso, per la sua posizione strategica, dalle fazioni guelfe e ghibelline in lotta per il potere durante la crisi del sistema feudale e l’avvento delle signorie. Guelfa fino ai primi del ‘300, Corinaldo subisce il fascino e poi la tirannia di un suo nobile concittadino di parte ghibellina, Nicolò Boscareto, vicario imperiale per nomina di Ludovico il Bavaro, e a causa del quale è distrutta dall’esercito pontificio di Innocenzo VI, agli ordini di Galeotto Malatesta, il 18 agosto 1360.Corinaldo viene ricostruita letteralmente ex novo nel 1367, con l’attuale cinta muraria, nella quale figurano elementi fortificativi attribuiti al genio del celeberrimo architetto militare senese Francesco Di Giorgio Martini.Nuove mura, nuovi assedi.Ai Malatesta succedono gli Sforza, e agli Sforza i Della Rovere, con lo spodestato duca di Urbino, Francesco Maria, che tenta nel 1517 di riconquistare Corinaldo e le terre limitrofe sotto il suo diretto dominio.Ma in quell’epoca è scritta una delle pagine storiche più belle ed esaltanti della comunità corinaldese.Dopo ventitre giorni di assedio i corinaldesi costringono il duca alla ritirata e il papa dell’epoca, Leone X, per la fedeltà mostrata, eleva Corinaldo al rango di città.Dignità confermata con breve del 20 giugno 1786 da papa Pio VI.Ma è nel ‘600 che Corinaldo si ingentilisce nelle forme architettoniche e nel costume, arricchendosi dell’opera e dell’ingegno di pregevoli artisti.
Le famiglie nobili erigono nuove ed eleganti dimore, segno di un accresciuto e diffuso benessere.Si sviluppano le arti e i mestieri, si stringono nuovi rapporti economici, politici e culturali.Ma non sono solamente i palazzi gentilizi a contrassegnare l’ordito architettonico della città, e in particolare del centro storico: vedono progressivamente la luce anche monumentali edifici civili e religiosi, ancora oggi visibili e perfettamente conservati, quali fra gli altri la chiesa del Suffragio dalla caratteristica pianta ottagonale, eretta sul vecchio mastio, la chiesa dell’Addolorata, quella di Sant’Anna (patrona di Corinaldo) e il santuario ora intestato alla Goretti.Palazzi e chiese, splendidi esempi di architettura civile e religiosa, costituiscono invitanti e preziosi contenitori di apprezzabili opere d’arte.Il Seicento e il Settecento, in particolare, sono secoli di intenso sviluppo artistico della città, grazie alla presenza e all’opera di ingegni quali fra gli altri il pittore Claudio Ridolfi che a Corinaldo visse lungamente e vi morì, l’organista Gaetano Callido che sempre a Corinaldo ha lasciato due strumenti di eccezionale fattezza, uno dei quali funzionante e il secondo in restauro, dono del Callido alla figlia monaca di clausura proprio a Corinaldo, in quegli stessi ambienti che oggi accolgono la civica pinacoteca.Corinaldo rappresenta una terra vergine tutta da conquistare e il bel centro storico, ninfa intrigante indolentemente adagiata sul principale dei sei colli sui quali si estende il territorio comunale, vive in quei secoli il suo periodo di massimo splendore.Con il trascorrere dei decenni, poi, si irrobustisce l’aspetto di centro economico di prim’ordine, grazie ai numerosi insediamenti produttivi che sviluppano un connettivo vitalissimo nei settori dell’artigianato artistico del mobile, del calzaturiero, della cartotecnica.Notevole e progressivo è anche l’incremento demografico
dovuto essenzialmente alla favorevole evoluzione delle attività produttive, ma anche alla spiccata vocazione all’accoglienza turistica che Corinaldo ha sviluppato soprattutto in quest’ultimo decennio.Le vestigia dell’eroico passato sono oggi rintracciabili: nel perimetro murario di circa un chilometro con le sue porte bastionate a nord e a sud, con lo “sperone” di Francesco di Giorgio Martini, con le torri e torrette che diciannove volte contrappuntano l’ordito difensivo quattrocentesco; nelle chiese e nei santuari (da non trascurare è anche quello dell’Incancellata del secolo XVI) di cui s’è già detto; nel palazzo municipale e nel complesso degli Agostiniani, nel teatro storico e nei numerosi palazzi gentilizi delle famiglie Cesarini, Orlandi, Marangoni, Amati, Ciani, Mazzoleni; nei personaggi ai quali si è fatto prima riferimento; alle storie e manifestazioni che riconsegnano Corinaldo ad un’aurea tipicamente medievale, intrigante, avvolgente, che si respira e rivive ogni anno, da venticinque anni a questa parte, con la tradizionale rievocazione storica in costume denominata “Contesa del pozzo della polenta”.Certo la storiellina, tutta ottocentesca, riguarda la vicenda di un contadino che, risalendo l’erta che conduceva anticamente dal borgo al centro storico, lascia cadere un sacco di farina di mais nel pozzo al quale tenta di bere per combattere l’arsura estiva.Dal pozzo cominciò a uscire, prodigiosamente, tanta polenta che sfamò i corinaldesi assediati.Si fa riferimento allo storico assedio del 1517, ma al di là dell’anacronismo storico relativo alla presenza e uso della farina di mais in quel tempo lontano, appare invece profondamente legato ai “sogni” degli assediati l’idea, o meglio la speranza di vedere spuntare da un pozzo qualsiasi, magari dalla canna di un negromante, un cibo inesauribile che rimpinguasse le derrate alimentari oramai agli sgoccioli.E, come ancora oggi i pastori andini masticano foglie di coca per contrastare i morsi della fame durante i lunghi periodi di pascolo delle greggi, così le popolazioni di tanti secoli fa certamente avranno bramato l’arrivo provvidenziale (sorta di mitica manna) di un cosiddetto “pane succedaneo spontenascente”.Come a dire che, a Corinaldo, si respira ancora quell’ “antico colore del tempo” , come ebbe a dire uno degli ultimi grandi personaggi pubblici del luogo, Mario Carafòli: giornalista, fotografo, scrittore, spirito arguto e salace della sua Corinaldo, mitizzata a livello di “paese più bello del mondo” (come ognuno ritiene essere il proprio luogo di origine), ma anche inventore di tante storie sulla particolare astuzia dei suoi stessi concittadini che, mescolata a un pizzico di sana follia, hanno fatto conoscere Corinaldo, anche, come il paese dei matti.Matti furbi, irriverenti, astuti, scaltri, abituati a dissodare la vita con la forza delle braccia e dell’ingegno in egual misura.
Da visitare
E, al di là delle facili rionie, Corinaldo può vantare notorietà mondiale in virtù della venerazione alla martire Maria Goretti, il cui culto non conosce appannamenti e anzi è cresciuto e capillarizzato anche in concomitanza con l’attuale centenario della morte (1902 – 2002), Tanto che la tv di stato ha realizzato e già trasmesso una finction sulla giovinetta di Corinaldo e sempre più sono i pellegrini e i semplici visitatori dei luoghi gorettiani che si recano nel paese dell’entroterra senigalliase.Ribattezzata quale Agnese del XX secolo da papa Pio XII, la fama e la vita di Marietta, come l’hanno sempre chiamata i suoi concittadini dell’epoca e di oggi, àncora la secolare, consolidata, riconosciuta avvenenza storica e artistica di Corinaldo a luogo di spiritualità che nella provincia dorica è preceduta solamente da Loreto.Corinaldo, dunque, e oggi più che mai, sulla scorta della sua storia millenaria, è luogo di arte e di fede. Arroccato in posizione strategica tra la Marca di Ancona e lo Stato di Urbino, il borgo di Corinaldo ha il suo simbolo nelle imponenti mura rimaste praticamente intatte dal Quattrocento. Se ne può percorrere l'intera cerchia, lunga 912 metri, con una suggestiva passeggiata guidata. Le porte, i baluardi, le torri di difesa, i merli ghibellini a coda di rondine, i camminamenti di ronda contrassegnano il paesaggio di questo raro esempio di città fortificata dove ad apparire incongrui sono i segni della modernità, come le automobili o i fili della luce. Perfetto set di un film di cappa e spada, Corinaldo ha il suo centro nella Piaggia, una scalinata di cento gradini verso cui convergono le case in mattoni rossi disposte a spina di pesce.L'ordito urbanistico della città comprende numerosi palazzi gentilizi e notevoli edifici civili e religiosi. Lo sviluppo artistico dei secoli XVII e XVIII è dovuto principalmente alla presenza di grandi personalità come il pittore Claudio Ridolfi, che a Corinaldo visse lungamente e morì, e l'organista Gaetano Antonio Callido, che qui ha lasciato due eccezionali organi a canne, uno dei quali donato alla figlia, monaca di clausura negli ambienti oggi occupati dalla Pinacoteca civica. Tra gli edifici pubblici, sono da vedere il Palazzo Comunale, bell'esempio di architettura neoclassica con il lungo loggiato che dà su via del Corso, l'ex Convento degli Agostiniani, costruito nella seconda metà del Settecento e ora utilizzato come albergo, il Teatro Comunale (1861-69) intitolato a Carlo Goldoni e la Casa del Trecento, che ospita la Pro Loco ed è la più vecchia del borgo. Le chiese rivelano tutta la spiritualità del luogo, rinforzata dalla lunga appartenenza allo Stato Pontificio. La Collegiata di S. Francesco ha origini antiche (1265) ma si presenta a noi nelle forme della ricostruzione secentesca e, ancor di più, settecentesca, quando fu edificato il convento (1749) e venne innalzata la nuova chiesa (1752-59). Il Santuario di S. Maria Goretti, con l'ex monastero ora adibito a Sala del costume e Biblioteca comunale, ingloba con fattezze settecentesche l'antica chiesa medievale di S. Nicolò. L'interno è un bell'esempio di tarda architettura barocca e custodisce numerose opere d'arte, tra cui una grande cantoria lignea che racchiude uno splendido organo di Callido del 1767. La Chiesa del Suffragio, terminata nel 1640, fu in seguito demolita e ricostruita per essere riaperta al culto nel 1779. Conserva il dipinto di Claudio Ridolfi che era stato collocato
sull'altare maggiore il giorno della prima inaugurazione, il 6 gennaio 1641. Un altro organo di Callido si trova nella cantoria lignea sopra la porta d'ingresso della Chiesa dell'Addolorata, consacrata nel 1755.In piazza S. Pietro il campanile è quanto resta dell'omonima chiesa, demolita nel 1870 perché pericolante. Al suo posto troneggia un grande cedro dell'Himalaya, piantato, pare, da un anticlericale affinché non vi si ricostruisse un altro edificio religioso.E ora torniamo alle mura. Il primo impatto del visitatore è con la quattrocentesca torre dello Sperone, alta 18 m. e di forma pentagonale, attribuita all'architetto senese Francesco di Giorgio Martini e più volte restaurata. Tra le torri, spiccano anche quella dello Scorticatore (dove le mura raggiungono i 15 metri di altezza), quella del Mangano e quella del Calcinaro, che prendono il nome dalla professione che svolgeva chi vi abitava. Dalla Rotonda, invece, che fa parte dell'aggiunta rinascimentale terminata nel 1490, proseguendo verso il giro di ronda si accede ai Landroni, un corridoio porticato derivato dalla sopraelevazione degli edifici seicenteschi lungo via del Corso. Da lì si ritorna alle mura, che inglobano alcune imponenti porte bastionate.La parte più interessante della cerchia muraria è forse quella di Porta S. Giovanni, in quanto conserva inalterati molti elementi di difesa. L'architettura militare dell'epoca presenta in questo tratto tutto il suo corredo di saettiere, archibugiere, beccatelli, piombatoi e merlature.Girando verso il pozzo del Bargello si raggiunge la terrazza sopra l'arco della porta, da cui si può ammirare - come ha fatto il principe Carlo d'Inghilterra nel 1987 - il centro storico e la campagna sottostante, arrivando con lo sguardo fino al Monte Conero nei giorni limpidi
Curiosità
Il paese dei Matti"E' così, infatti, che Corinaldo viene tuttora "identificata" dagli abitanti dei centri vicini.I corinaldesi passano, secondo una tradizione secolare, per mattacchioni. Comunque per tipi un po’ originali. Un giornalista, e celebre fotografo quale fu Mario Carafòli (1902 – 1986), si è divertito a raccogliere con appassionata puntualità le tante storie curiose suscitate da questo popolo di extravaganti. Restano preziosi i suoi due volumetti dedicati all’argomento: “Storie e storielle di Corinaldo e dintorni” e “I matti di Corinaldo”. Vi si narra non solo della polenta fatta nel pozzo ma anche del cannone di fico, di Scuretto e della società dei ladri, di Gnocco e di Menchetta e di tante altre. Se poi chi legge potrà giungere a Corinaldo scoprirà perché lo stesso Carafòli, in un terzo volumetto, lo abbia battezzato come “Il Paese più bello del Mondo”. Il pozzo della polentaUn'antica diceria racconta che, in tempi ormai lontani, un contadino salisse lungo la scalinata (La Piaggia) con un sacco di farina di granturco sulle spalle. Affaticato, giunto nei pressi del pozzo, appoggiò il sacco sul bordo per riprendere fiato ma questo si scucì e tutta la farina finì nel pozzo, dando la possibilità ai corinaldesi di "servirsi" di polenta per molto tempo a venire. Da picchiatelli a geniali il passo è breve: i corinaldesi, per nulla infastiditi dalla fama di "polentari" hanno preso spunto dalla storiella per l'annuale rievocazione storica detta appunto "La Contesa del pozzo della polenta". Il cannone di ficoFra Corinaldo e la vicina Montenovo, ora Ostra Vetere, esisteva un'antica rivalità e i corinaldesi, decisi ad averla vinta una volta per tutte, costruirono un cannone di fico e lo puntarono verso il paese rivale. Il giorno del primo sparo di cannone tutti si radunarono sulle mura per assistere alla caduta di Montenovo. Sette corinaldesi reggevano il cannone mentre il capitano dava fuoco alla miccia; dopo un tremendo boato, al diradarsi del fumo, i sette volontari erano a terra privi di vita. Il capitano, miracolosamente scampato, si dichiarò più che soddisfatto dell'esito dell'operazione esclamando: "Il botto era così forte che qui ne sono morti sette!, pensate un po' quanti ne avrà uccisi a Montenovo..." Le campane di MontenovoGli abitanti di Montenovo decisero di forgiare delle campane nuove che divennero ben presto l'orgoglio del paese. Erano così fieri delle loro campane che le facevano suonare ad ogni ora del giorno e della notte, contando anche sul fatto che il loro scampanìo avrebbe dato non poco fastidio ai corinaldesi, da sempre loro acerrimi nemici. I quali, stanchi ed invidiosi, escogitarono un "geniale" sistema per porre termine alla "tortura"; piantarono delle canne di bambù e ne fecero una siepe fittissima, convinti di poter arginare una volta per tutte il provocante rintocco. La casa di ScurettoGaetano, detto Scuretto, era un ciabattino a cui piaceva molto "l'arte dionisiaca". Aveva un figlio, emigrato in America per far fortuna, che periodicamnete gli mandava del denaro per poter costruire una casa a Corinaldo. Questi denari andavano però a finire nelle osterie del paese tanto che il figlio, insospettitosi per la lungaggine dei lavori di costruzione, chiese al padre una foto della nuova casa. Scuretto non si perse d'animo e si organizzò così: costruì la facciata, ci mise il numero civico e si fece fotografare affacciato alla finestra. Arrivarono ancora soldi, ma la casa rimase così com'è, senza solai, pareti di fondo e tetto. La potete ammirare a circa metà della via Piaggia.


I vigneti del rinomato Verdicchio sulle colline intorno a Corinaldo danno un vino delicato, di colore paglierino tenue, dal sapore asciutto, armonico, ottimo per piatti a base di pesce. Non è ancora Doc ma promette bene il Rosso di Corinaldo.Il territorio offre anche olio extravergine di oliva, salumi, miele.

Il prodotto del borgo
I passatelli in brodo di cappone sono una specialità della zona che deriva però dalla tradizione culinaria romagnola. I vincisgrassi, una sorta di lasagne al forno con strati di sugo, parmigiano, pasta e besciamella, sono tipici di buona parte delle Marche.


Il piatto del borgo
L'oca arrosto, imbottita di salvia, rosmarino e aglio e contornata di patate tagliate a pezzi grossi, è un'esperienza da fare nei ristoranti di Corinaldo.
Area Archeologica Città Romana di Suasa
Città romana fondata dai Galli Senoni, venne distrutta dai Goti di Alarico nel 409; i resti più importanti sono quelli dell'Anfiteatro. La popolazione superstite si è raccolta sulle cime fortificate dei colli vicini, che hanno in qualche caso conservato la denominazione di Suasa (Castelleone e S. Andrea). La città romana di Suasa sorgeva nella media valle del fiume Cesano, su di un terrazzo di II ordine oggi intensamente coltivato e denominato Pian Volpello, posto sulla destra del fiume. Le fonti letterarie non hanno che generici accenni a Suasa e tacciono sui motivi che portarono alla sua nascita e su quando ciò avvenne. Con ogni probabilità Suasa, come la vicina Ostra, nacque in seguito alla "Lex Flaminia de agro Gallico et piceno varitim dividundo" del 232 a.C. che portò ad una massiccia presenza di coloni romani in questo settore della penisola e alla conseguente necessità di una riorganizzazione nell'assetto del territorio. Vennero così costituiti nuovi centri, non necessariamente urbani, che fungessero da punti di riferimento sociale, politico ed amministrativo. Le colonie già esistenti furono perciò affiancate da nuove deduzioni e, soprattutto, venne creata una fitta rete di praefecturae, molte delle quali destinate a divenire municipia nel corso del I secolo a.C., all'indomani della guerra sociale. E' dunque possibile che anche Suasa ed Ostra siano sorte come praefecturae in appoggio alla colonia marittima di Sena Gallica ed abbiano successivamente raggiunto dignità amministrativa.
Una riprova di tale precoce nascita può essere, per quanto concerne Suasa, la sua ubicazione sulla riva destra del Cesano, a valle della confluenza tra questo e il suo affluente Nevola. Se infatti Suasa fosse nata in un momento successivo al tracciamento della via Flaminia e al suo affermarsi quale asse fondamentale della rete stradale di tutto questo settore, essa sarebbe sorta sulla riva sinistra del fiume, lungo cioè quella naturale direttrice che, risalendo la valle del Cesano prima e del suo affluente Cinisco poi, collega la costa con la strada consolare e che sarà appunto ricalcata dal diverticulum Helvillo-Anconam attestato negli Itinerari Antonini; Suasa, invece, con il suo essere ubicata sulla destra del Cesano, sul primo terrazzo di una certa ampiezza che si apre a valle della confluenza nel collettore principale del torrente Nevola, pare essere in diretta relazione con la direttrice che collegava, tramite appunto le valli di Cesano e Nevola, la costa con la conca di Sassoferrato. La scelta quindi del sito in cui costruire Suasa appare condizionato da una rete itinerario anteriore a quella che si verrà a determinare con l'apertura della via Flaminia.
Sconosciuta come quella di nascita, è anche la data di morte della città. Verosimilmente Suasa, o quanto di essa restava dopo la crisi economica e demografica del tardo impero, venne abbandonata durante la guerra greco-gotica, quando la difficile situazione politica e militare portò in tutta la regione all'abbandono della maggior parte delle antiche città sorte sui bassi terrazzi di fondovalle, e quindi difficilmente difendibili, e alla nascita di nuovi centri arroccati sulle alture circostanti, lungo i crinali spartiacque delle vallate. Nel corso del VI secolo, dunque, gli abitanti di Suasa, così come quelli di altri centri - Ostra, Septempeda, Helvia Recina ecc. - lasciarono la città non più difendibile e si rifugiarono sulle vicine colline e le rovine della città divennero una "cava di prestito". Si trattò, con ogni probabilità, non di un esodo avvenuto in un unico momento, ma piuttosto di un lento processo e appunto ad una fase di parziale abbandono, e quindi di restringimento dell'area urbana, vanno riferite le due tombe costruite con materiale architettonico di reimpiego, rinvenute nel 1987 in fregio alla strada provinciale in una zona intensamente urbanizzata in età romana .
La nascita dell'Abbazia di San Lorenzo in Campo lungo la Helvillo-Anconam e la sua progressiva affermazione come centro egemone di questo territorio, indica chiaramente come anche in età medievale la rete itinerario fosse condizionata dalla via Flaminia e come quindi i collegamenti tra la costa e l'Appennino privilegiassero in questo settore la riva sinistra del Cesano. Contemporaneamente, il definitivo consolidarsi per motivi di carattere militare dei centri sorti lungo il crinale spartiacque destro finì per spostare dal fondovalle alla cresta l'asse stradale principale. Il terrazzo su cui sorgeva Suasa perdette quindi di interesse e di importanza ai fini dell'insediamento, acquisendone invece come area atta ad essere coltivata. Tutto ciò ha fatto sì che la zona giungesse sino a noi priva di quella continuità di insediamento e di quelle sovrapposizioni che rendono difficile la ricerca archeologica e la musealizzazione delle strutture rinvenute.

Area di Sosta

Area attrezzata sosta camper nel Piazzale della Liberazione, antistante il centro sportivo, vicino al centro storico (500 m). Acqua, pozzetto autopulente, illuminazione, servizi igienici, 12 piazzole, raccolta rifiuti, segnalata. GPS N 43° 38' 49.56" - E 13° 02' 56.84". Fuori le mura, nella parte bassa dell’abitato, a margine dell’ampio parcheggio di Piazzale della Liberazione.