domenica 17 gennaio 2010
Futurismo inedito. Ritratti nascosti Ascoli Piceno - fino al 23 febbraio 2010
Dopo il successo delle mostre dedicate a Osvaldo Licini e a Tullio Pericoli, Ascoli Piceno, ormai pienamente inserita nel circuito delle mete delle grandi mostre, punta quest’anno su quella che è l’unica avanguardia prodotta in Italia, il futurismo, con una mostra che sul terminare quasi delle celebrazioni per il centenario spiazza tutti perché mette in campo una novità assoluta di rara, raffinata curiosità. Sotto i riflettori infatti un versante del tutto sconosciuto del movimento che ha anticipato molti aspetti della modernità esaltando anche la stessa irriverenza verso i potenti
FUTURISMO INEDITO - I RITRATTI NASCOSTI è uno spaccato sorprendentemente e quasi misteriosamente finora rimasto celato ai più. In mostra a Palazzo dei Capitani del Popolo dal 4 dicembre al 23 febbraio 2010, nella centralissima e splendida piazza del Popolo, le opere di Cleto Capponi, Ivo Pannaggi, Sante Monachesi, Gerardo Dottori e Giacomo Balla.
La mostra, promossa dal Comune di Ascoli Piceno in collaborazione con la Pinacoteca Civica di Macerata e l’Archivio Sante Monachesi di Roma, è curata da Stefano Papetti supportato dalla testimonianza diretta di Maurizio Capponi, figlio dell’artista. Nel Comitato Scientifico, autori anche di saggi in catalogo, nomi come Carlo Melloni, Luigi Tallarico.
Cinquanta opere di cui più di 30 disegni dei primi anni Trenta di Cleto Capponi, artista nato proprio ad Ascoli, che rappresentano il nucleo più intrigante. Una ritrattistica “irriverente” dei “vip” dell’epoca. Tratto tagliente e scolpito (non dimentichiamo che Cleto Capponi è anche scultore), forte sintesi plastica, intensità espressiva ed introspettiva.
Capponi, artista che ha contribuito in maniera decisiva all’approdo del movimento futurista nelle Marche, era giovanissimo quando scoprì Balla, Depero e Boccioni, ma il suo talento non ci mise molto ad emergere, rivelando da subito una potente vena di ritrattista.
Galeotta fu la boxe, è proprio il caso di dire, per Cleto Capponi. Congiuntura favorevole infatti fu un incontro di pugilato del campione Primo Carnera ad Ascoli: Capponi fece un ritratto del pugile, coniugando una raffinatissima qualità del disegno con i caratteri costitutivi dell’estetica futurista. Il giovane, appena ventiduenne, lo pubblicò sulle pagine locali de “Il Messaggero” ma venne presto notato e spostato in nazionale per poi passare, molto apprezzato dai potenti, a illustrare il Popolo d’Italia, producendo una lunga serie di ritratti dei personaggi di rango dell’epoca. Dalla sua matita nascono due serie di ritratti, “Galleria dei contemporanei” e “Galleria del regime” per la prima e la terza pagina. Da Roosevelt ad Eden fino al sovrano del Siam. Tutti volti passati tramite il processo futurista di scomposizione dei piani e delle linee, ma secondo uno stile personalissimo. L’aspetto fondamentale nei ritratti del giovane futurista risiede nella scelta di ritrarre volti senza utilizzare la componente anatomica, bensì utilizzando quella sovrapposizione di piani e linee che insieme descrivono, combinandosi, fisionomia e psicologia dei soggetti ritratti. Basti pensare alla netta eloquenza del suo “Primo Carnera”.
In mostra quindi sfila una galleria di personaggi della politica, della cultura, della scienza, del cinema, dello sport, italiani e internazionali, immortalati dalle pagine di quello che all’epoca era il quotidiano più potente, il Popolo d’Italia”, presente sul tavolo dell’intero ceto dirigente, politico e accademico. Veri e propri ritratti, talvolta “caricature concettuali”, in molti casi antesignani della “vignetta politica.
Luciano Canfora, fornisce una preziosa testimonianza sull’importanza dei ritratti e sulla loro “rimozione” storica ed emotiva. In particolare, sottolineando l’aspetto centrale di questa iniziativa, ha scritto: “Un aspetto della modernità di quel giornale furono anche i brillanti ritratti futuristi di Cleto Capponi che giustamente ora vengono riproposti in una mostra. Parlare seriamente di tutto ciò non dimostra affatto simpatia per il fascismo”.
Last but not least, ad Ascoli, quasi “una mostra nella mostra” con due “giganti” del grande Futurismo: due opere del tutto inedite di Giacomo Balla, uno dei riferimenti futuristi più accreditati sin dagli anni della fanciullezza di Capponi. “Ritratto di Simboli” del 1936 e “Ritratto della madre di Simboli” del 1928, appartenenti alla fase del “ritorno all’ordine”. Troviamo un uso del colore che si trasforma in materia liquida e filamentosa con le immagini che si costruiscono grazie a sottili variazioni di colore. Il volto della madre di Carlo Simboli affiora dall’ombra, con un gioco di luci che restituisce giovinezza e vitalità ad un viso comunque segnato dagli anni. “Simboli”, nell’altro ritratto, è ancora più interessante per il particolare uso delle ombre, lasciando intravedere, alle spalle del soggetto, una veduta di Treia, piccolo borgo dell’entroterra marchigiano.
Tra le iniziative collaterali passeggiate e itinerari per conoscere l’opera e la biografia di Cleto Capponi, conferenze e performance dedicati alle più diverse arti e discipline che il futurismo ha toccato e profondamente segnato: dal cinema alla fotografia, dalla letteratura alla musica e perfino alla gastronomia. E infine i “faccia a faccia” con i figli dei personaggi ritratti, tra cui Primo Carnera e Guglielmo Marconi. Neanche a dirlo anche le locations saranno d’epoca riscoprendo un’affascinante Ascoli degli anni Trenta.